Implantologia

Il sorriso è espressione di vita e specchio dei sentimenti.

L’implantologia dentale è una tecnica odontoiatrica che consente di sostituire le radici dentarie perse o rovinate con delle radici artificiali, solitamente realizzate in titanio e inserite nell’osso attraverso un piccolo intervento chirurgico, poco invasivo e meno fastidioso di una semplice estrazione.

Nella persona adulta, la perdita parziale o totale viene spesso vissuta come inizio precoce di vecchiaia, con conseguente condizione di deperimento fisico e psicoemotivo. La perdita dei denti rappresenta inoltra una delle maggiori cause di stress.

Se la caduta costituisce una mutilazione, la perdita totale della funzione masticatoria costituisce per molti una grave invalidità funzionale ed estetica.

I pazienti candidati per l’implantologia sono i seguenti:

• giovani che hanno concluso la fase di crescita, di solito 16 anni per le femmine e 18 per i maschi, a cui mancano (non sono erotti perché non è presente il germe dentario) alcuni denti permanenti;
• pazienti che, in seguito a trauma, hanno perso alcuni denti nell’ambito di una dentatura sana;
• pazienti che hanno già eseguito in passato riabilitazioni orali estese con ponti fissi che necessitano di rifacimento, i cui pilastri (denti su cui di appoggia la protesi) non danno garanzie di durata;
• pazienti portatori di protesi rimovibili parziali (scheletrati) o totali (dentiere complete) che per ragioni funzionali, estetiche e psicologiche necessitano di una protesi fissa.
Non ci sono limiti di età, tuttavia si deve valutare per ogni caso clinico la reale condizione psico-fisica.

Non dimentichiamoci infatti che il successo implantare passa in primis per un’attenta analisi del paziente e delle procedure a cui quest’ultimo deve sottoporsi, al fine di garantire la stabilità della terapia nel tempo.

La moderna tecnologia di cui dispone il nostro studio dentistico ci permette di intervenire in tempi sempre più brevi e con tecniche sempre meno invasive per i nostri clienti, correggendone la funzione masticatoria e ridando armonia al loro sorriso.

 

Scegli C.M.D. di Cavallo Danilo:

L’EVOLUZIONE DELL’IMPLANTOLOGIA OSTEOINTEGRATA

Il problema della sostituzione di denti mancanti nel cavo orale è stato affrontato sin dall’antichità. Solo le recenti scoperte nel campo dell’odontoiatria hanno portato a soluzioni affidabili e certe.

È stato dimostrato che impianti biocompatibili in titanio puro, posizionati mediante tecnica chirurgica atraumatica, si integrano nell’osso in maniera stabile e duratura. Il fenomeno biologico è noto come osteointegrazione. Dopo un periodo di integrazione ossea di soli due mesi, la nuova protesi viene fissata agli impianti in via definitiva. Ad oggi milioni di persone sono state sottoposte con successo alla terapia implantare.

I processi che regolano l’integrazione tra impianto e osso e che prescindono dall’età dell’individuo, sommati alle attuali tecniche indolori usate durante l’inserimento degli impianti, hanno contribuito a rendere la terapia implantare affidabile e diffusa.

LA TERAPIA IMPLANTARE

Osteogenesi a distanza

Gli osteoblasti sono le principali cellule responsabili della produzione di nuovo osso. Nel caso dei tradizionali impianti lisci, gli osteoblasti producono nuovo tessuto osseo che va a trattenere l’impianto a distanza dello stesso. È stato dimostrato che a sei mesi il nuovo tessuto osseo contatta l’impianto liscio inserito solo su aree limitate (30-40%) perché gli osteoblasti non hanno la possibilità di migrare verso l’impianto.

Osteogenesi a contatto

Le nuove superfici bioattive della BIOMET3 di cui si avvale lo studio hanno la capacità specifica di attirare verso di sè gli osteoblasti. Come conseguenza di questo processo biologico, il nuovo osso prodotto dagli osteoblasti si forma direttamente a contatto di vaste aree (70%) della superficie dell’impianto. L’azione osteogenica potenziata permette di garantire un aumento del successo dell’integrazione fino al 98,6%.

Quali sono i pazienti candidati all’implantologia?

In questa categoria possono essere inclusi:

giovani che hanno concluso la fase di crescita, di solito 16 anni per le femmine e 18 anni per i maschi, a cui mancano (non sono erotti perché non è presente il germe dentario) alcuni denti permanenti;
pazienti che, in seguito a trauma, hanno perso alcuni denti nell’ambito di una dentatura sana;
pazienti che hanno già eseguito in passato riabilitazioni orali estese con ponti fissi che necessitano di rifacimento, i cui pilastri (denti su cui si appoggia la protesi) non danno garanzie di durata.
pazienti portatori di protesi rimovibili parziali (scheletrati) o totali (dentiere complete) che per ragioni funzionali, estetiche o psicologiche necessitano di una protesi fissa.

È sempre possibile ricorrere all’implantologia?

Ogni singolo paziente deve essere esaminato attentamente, in quanto devono esistere delle condizioni ben precise che consentano di utilizzare questo tipo di trattamento. La condizione principale è la presenza di una sufficiente quantità di osso per l’inserimento dell’impianto; per tale valutazione, oltre alle tradizionali indagini radiografiche (radiografie endorali, ortopantomografia), al paziente può essere richiesta la tomografia computerizzata (TAC), che fornisce la rappresentazione precisa e tridimensionale della porzione di osso in esame.

Un’altra condizione basilare è che il paziente non sia affetto da parodontopatia in fase attiva (comunemente conosciuta come “piorrea”). Una diagnosi attenta ed un’adeguata terapia parodontale permetterà di sottoporre ad interventi di implantologia anche questa fascia di pazienti. Un altro fattore importante da considerare è il fumo.

Recentemente sono state pubblicate ricerche cliniche che dimostrano come il fumo abbia un effetto negativo a livello parodontale ed implantare. I pazienti che fumano più di 10 sigarette al giorno devono essere valutati con molta prudenza. Un’altra condizione rilevante è che il paziente non sia affetto da patologie sistemiche non controllate farmacologicamente (malattie che coinvolgono tutto l’organismo quali il diabete, malattie del sangue etc.). Tali malattie possono essere diagnosticate prima dell’intervento attraverso un’attenta anamnesi (storia clinica del paziente), analisi ematochimiche (esami del sangue) e strumentali (radiografie etc.).

Infine, si ritiene idoneo all’implantologia esclusivamente il paziente in grado di mantenere una scrupolosa igiene orale domiciliare e osservare i controlli periodici stabiliti. Nel caso non ci sia sufficiente osso, è completamente impossibile eseguire la chirurgia implantare? Di solito è comunque possibile. L’osso, infatti, può essere ricostruito mediante tecniche rigenerative che prevedono l’utilizzo di membrane ed innesti d’osso autologo (del paziente stesso) o di altri materiali biocompatibili.

Ad esempio nell’arcata superiore la presenza del seno mascellare, una cavità posta sopra la regione molare, può in alcuni casi impedire il posizionamento di impianti. E’ possibile riempire parzialmente la cavità con un innesto osseo e quindi procedere all’inserimento degli impianti. In alcuni casi gli impianti vengono posizionati contestualmente all’innesto.

Osso residuo insufficiente

Posizionato l’innesto, si procede all’inserimento degli impianti seno mascellare seno mascellare Gli impianti consentono di replicare fedelmente l’estetica della dentatura naturale oltre che a garantire comfort e funzionalità. A differenza di quanto accade quando si ricostruisce un dente singolo con un ponte tradizionale, i denti adiacenti sani non sono sacrificati. È l’impianto a sostenere il dente singolo mancante e non i denti vicini.

Ricostruzione del Dente Singolo

Gli impianti consentono di replicare fedelmente l’estetica della dentatura naturale oltre che a garantire comfort e funzionalità. A differenza di quanto accade quando si ricostruisce un dente singolo con un ponte tradizionale, i denti adiacenti sani non sono sacrificati. È l’impianto a sostenere il dente singolo mancante e non i denti vicini.

Dopo un periodo di due mesi dall’intervento chirurgico necessario all’integrazione ossea, si procede a fissare all’impianto un pilastro per formare il nucleo di sostegno della corona protesica. Il pilastro può quindi essere rifinito e sagomato. Forma e colore saranno scelti in modo che corrispondano esattamente alle caratteristiche della dentatura presente.

Ricostruzione di più elementi dentali
Le soluzioni tradizionali non sono durature e prevedono il sacrificio di denti sani per la cementazione del ponte o la costruzione di strutture rimovibili in metallo, definite scheletrati, ancorate in maniera più o meno stabile a denti residui. Le protesi implantari sono invece estremamente affidabili e resistenti. Gli impianti vengono posizionati chirurgicamente e lasciati indisturbati per un periodo di due mesi.

Protesi fissa superiore o inferiore

Nella maggior parte dei casi sono sufficienti solo quattro impianti per ancorare permanentemente una protesi totale superiore o inferiore. Un numero maggiore di impianti può essere necessario in presenza di volume osseo ridotto o di qualità ossea scadente. A differenza della stabilità precaria delle protesi mobili tradizionali che sono mantenute in posizione mediante l’uso di adesivi, le protesi totali su impianti rimangono stabilmente in posizione, anche in fase di masticazione.

Protesi mobile su impianti

Nel caso di una protesi mobile, gli impianti sono uniti tra loro da una struttura metallica e sono abbinati a sistemi sferici di ritenzione. La protesi mobile fissata agli impianti non subisce alcuno spostamento durante lo svolgimento delle normali funzioni e si rimuove solo per effettuare le necessarie funzioni di mantenimento dell’igiene. Il risultato è difficilmente distinguibile dalla dentatura naturale.

Grazie ad elaborazioni in 3D la diagnostica preimplantare può ora contare su immagini tridimensionali capaci di mostrare al clinico fedeli riproduzioni del corpo umano e quindi migliorare notevolmente la qualità delle prestazioni.

La tecnica tridimensionale permette di simulare a priori un intervento implantare riducendo così i rischi pratici a carico del paziente. Tale tecnica consente di avere informazioni altrimenti non ottenibili sul sito implantare e sulle strutture anatomiche ad esso connesse nel quadro della riabilitazione. Da una attenta indagine radiologica diventa così possibile ridurre, tramite una chirurgia diagnosticamente assistita, la tempistica del piano di trattamento ottimizzando anche la biologia della guarigione. Il posizionamento computerizzato degli impianti, riservato unicamente a casi specificatamente selezionati, rende possibile il trattamento di casi complessi con grande predicibilità di risultato e comfort per il paziente.

Per sottoporsi a questo intervento chirurgico, è necessario essere ricoverati in ospedale?

No. Nella maggioranza dei casi l’intervento può essere eseguito in anestesia locale. Al paziente viene praticata una blanda sedazione per ridurre il livello d’ansia ed aumentare il suo stato di comfort. La sala operativa viene adeguatamente preparata per poter eseguire un intervento di chirurgia orale. Si utilizzano, inoltre, particolari apparecchiature che ci permettono di verificare il livello di comfort del paziente durante tutto l’intervento. In caso di ricovero ospedaliero è richiesta la degenza di una notte. In molti casi il paziente può essere dimesso il giorno stesso dell’intervento (interventi in Day-Hospital).

Il trattamento è doloroso?

No. Si opera in anestesia locale utilizzando anestetici appositamente sviluppati per la chirurgia orale. Tali anestetici sono molto efficaci e producono una profonda anestesia. Il paziente non avverte alcun dolore. Terminata la fase chirurgica verranno prescritti farmaci analgesiciantinfiammatori in grado di controllare efficacemente l’eventuale insorgenza di dolore post-operatorio.

Esattamente come si procede?

Il passaggio dall’intervento chirurgico all’inserimento della protesi si articola in due o tre fasi, a seconda del caso clinico:

  • fase 1: gli impianti in titanio vengono inseriti nell’osso mediante un intervento chirurgico; segue un tempo di attesa variabile, che può andare da 0-2 a 9 mesi, per permettere all’impianto di osteointegrarsi.
  • fase 2: al termine del periodo di osteointegrazione, con un piccolo intervento eseguito in anestesia locale, all’estremità dell’impianto viene applicato un pilastro di guarigione che affiora alla superficie della gengiva.
  • fase 3: avvenuta la guarigione della gengiva attorno al pilastro, si procede all’esecuzione del manufatto protesico (cioè del dente artificiale) ed alla sua fissazione all’impianto.
  • fase 1/2simultanea: in alcuni casi clinici la prima fase prevede il posizionamento dell’impianto e la connessione del pilastro di guarigione in un unico momento operatorio, per cui, dopo l’osteointegrazione, si procede direttamente alla fase protesica. Il chirurgo, dopo la fase diagnostica, illustrerà quale tipo di operatività (una/due fasi) sarà più adatta alla vostra situazione orale.
  • fase 1/2/3 simultanee: in alcuni casi selezionati, è possibile posizionare la protesi fissa provvisoria nella stessa seduta o qualche giorno dopo la fase chirurgica. Questa metodica si definisce “carico immediato”.

Quanti impianti è necessario posizionare?

Il numero di impianti dipende dal numero di elementi dentali mancanti. Escludendo le riabilitazioni totali (paziente senza alcun dente inferiormente o superiormente), di norma si posiziona un impianto per ciascun dente mancante, talvolta due impianti per dente (ad esempio nel caso dei molari, che hanno due radici). Quando si posizionano due o più impianti, l’uno accanto all’altro, solitamente le corone sono saldate fra di loro per meglio resistere alle forze della masticazione.

Quali possono essere i rischi e le complicanze dell’intervento chirurgico?

I rischi e le complicanze, dal punto di vista generale, sono paragonabili ad un comune trattamento chirurgico odontoiatrico se il paziente è in buona salute. Se durante la fase diagnostica emergono dati clinici che necessitano di approfondimento, si richiederà la collaborazione di altri specialisti. I rischi e le complicanze locali sono assai ridotte effettuando una diagnosi precisa ed utilizzando immagini radiografiche quali la TAC (Tomografia Computerizzata). Tuttavia, operando in vicinanza di terminazioni nervose, può talvolta persistere per qualche settimana, al massimo qualche mese, un leggero senso di formicolio. Questa evenienza è rara e in alcuni casi può essere permanente; si verifica più frequentemente quando si opera a livello della mandibola ed è insita nella tecnica chirurgica. In pazienti anziani è più frequente il formarsi di ematomi. Il gonfiore non deve destare preoccupazione: tale evenienza non può essere considerata una complicanza ma un fattore del normale decorso post-operatorio. La terapia farmacologica con antinfiammatori limiterà il gonfiore. Per ogni singola zona operata saranno fornite tutte le informazioni sui possibili rischi e le complicanze specifiche.

Quali possono essere i rischi o le complicanze tardive delle protesi supportate da impianti osteointegrati?

Le complicanze delle protesi supportate da impianti osteointegrati sono rare; tuttavia, si possono verificare negli anni alcuni inconvenienti di carattere infiammatorio o meccanico: in caso di non adeguata attuazione delle necessarie manovre domiciliari di igiene orale o inosservanza dei controlli periodici stabiliti, gli impianti, come i denti naturali, possono andare incontro a fenomeni di infiammazione causati dalla placca batterica e dal tartaro.

Le infezioni batteriche (perimplantiti) non trattate possono progredire fino alla perdita dell’impianto. Al minimo fastidio o dolore, il paziente deve richiedere una visita di controllo.

Le protesi dentali definitive vengono generalmente fissate agli impianti mediante viti o cementi particolari. Con la prolungata funzione e l’usura, le viti di fissazione delle protesi possono svitarsi o fratturarsi. Il cemento con il tempo può perdere la sua funzione di ritenzione; in tal caso, la protesi comincia ad avere una certa mobilità e, anche in assenza di dolore o fastidio, la protesi deve essere immediatamente riavvitata o ricementata per evitare danni agli impianti e fratture delle viti di fissazione. Anche in questo caso è molto importante, quindi, che il paziente richieda una visita di controllo.

Quanto dura un impianto dentale?

Quando un impianto si è integrato con l’osso non c’è limite alla sua durata, purché il paziente mantenga una scrupolosa igiene domiciliare e si sottoponga a controlli periodici e la riabilitazione sia eseguita nel rispetto di corretti parametri tecnici. Si può reintervenire a livello delle protesi su impianti? Sì: tutte le protesi su impianti sono fissate agli impianti stessi mediante viti o cementi particolari e possono essere rimosse dal protesista qualora se ne rilevi la necessità.

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